Nguyen Physical Therapy Center, Harlem

L’orario di chiusura è passato da un pezzo, e la donna che attende di fronte all’ingresso dell’edificio sta iniziando a tremare. In parte per il freddo, in parte per quello che è costretta a fare.

Nessuno fa troppo caso a lei: la giovane vietnamita si è trasferita da poco in questo quartiere, e qui la gente ha imparato a farsi gli affari propri. Ignorano anche il trio di ragazzi che schiamazzano, anche se lei può sentirlo praticamente da prima che entrino nell’isolato. Nessuno di loro sembra abbastanza vecchio da aver finito il liceo; quando le si avvicinano, un po’ troppo per i suoi gusti, è impossibile non accorgersi dell’odore di alcool.

-Yo! Sei il corriere, vero? L’hai portata la roba? Non fare scherzi – intima uno di loro, mentre uno dei suoi compari apre la giacca quanto basta per mostrare la pistola infilata nella cintura.

-Abbassa la voce. Trecento, anticipati e in contanti – risponde la donna.

-Ti ho detto di non scherzare. Si era detto duecento – le ricorda il ragazzo con la pistola, che porta una mano vicino all’arma. Non riesce a prenderla, però, perché se la ritrova immediatamente intrappolata da una ragnatela. Gli altri due si allontanano, alzando le mani.

-Muovetevi. E nessun rimborso per la ragnatela sprecata – sottolinea la donna, puntando verso di loro il lanciaragnatele che porta al polso. I ragazzi si sbrigano a lanciarle un sacchetto di carta pieno zeppo di banconote. Lei ne esamina il contenuto: ci sono quasi cinquecento dollari. Ne estrae trecento, poi ripone il lanciaragnatele nel sacchetto e lo restituisce.

-Adesso sparite. Non voglio più vedervi fino a quando dovete ricaricare – dice la donna, vergognandosi della soddisfazione provata a dar loro una lezione. Mentre i ragazzi se la squagliano, lei li osserva pensando:

“In che razza di guaio ti sei cacciata, Sha Shan?”

 

Marvel IT presenta
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#104 – Spider-Stalker

di Fabio Furlanetto

 

Empire State University, New York

Se c’è una cosa che a Peter Parker manca dei tempi in cui era un semplice studente e fotografo freelance, è la possibilità di sparire da un momento all’altro infilandosi il costume da Uomo Ragno. Da quando ha ottenuto il dottorato è diventato sempre più difficile assentarsi dal laboratorio.

Anche adesso, quando Peter si affretta a correre verso le scale per raggiungere il tetto si trova la strada bloccata dalla sedia a rotelle della sua assistente, Melati Kusuma.

-Dottor Parker! Stia attento, un incidente stradale mi basta e avanza. Perché tanta fretta?

-Scusa, Melati. Stavo, uhm, è un po’ imbarazzante, ma stavo cercando il bagno.

-Intende quello? – risponde lei, indicando la porta dei servizi igienici: è a malapena un metro alle spalle di Peter.

-Già, è proprio lì. Ma sono abbastanza sicuro che sia occupato, quindi forse dovrei usare quello al piano di sopra – cerca di prendere tempo Peter, pensando che potrebbe fare l’intera rampa di scale con un solo salto se solo non ci fosse nessuno a guardarlo. Ovviamente uno studente sceglie proprio quel momento per uscire dal bagno.

-Si comporta in modo strano da quando siamo tornati dal Progetto P.E.G.A.S.U.S, Dottor Parker...

-Chiedi in giro, ti diranno che mi comporto in modo strano dai tempi del liceo.

-Prego?

-Avevi bisogno di parlarmi, Melati? – cambia argomento Peter, dando per spacciata la possibilità di mettersi in costume.

-A dire la verità sì, riguardo la copolimerizzazione dei metacrilati, ma possiamo parlarne anche domani – conclude Melati, allontanandosi. Peter la raggiunge subito, continuando la conversazione.

-Non ha niente a che fare con quello che facciamo in laboratorio, quindi immagino sia per una ricerca personale. Che cosa vuoi... uhm, com’è l’etichetta? Spingo io la sedia o...

-Mi parli come se fossi un essere umano normale, sono capace di spingerla da sola. E comunque sì, è una ricerca personale sulla sintesi dei polimeri. Speravo potesse aiutarmi.

-Mi piacerebbe. Durante la giornata non ho un minuto libero, ma stasera il laboratorio di chimica è libero – risponde Peter.

“Speravo di fare una ronda come Uomo Ragno, ma nelle ultime tre nottate non è successo niente e Melati si merita un’occasione” pensa.

-Purtroppo non sono libera io: stasera ho un appuntamento.

-Un appuntamento? Con la tua amabile personalità, non se se fare i complimenti o le condoglianze al tuo spasimante.

-Cos’ha che non va la mia personalità!? – replica Melati, svoltando così rapidamente da sbattergli contro la gamba con una delle ruote. Pur non avendo sentito quasi niente, Peter deve fare una scenata fingendo di essersi fatto malissimo. Sono appena usciti all’aperto quando questo avviene, e per aggiungere la beffa al danno una voce familiare commenta:

-Wow, adesso il Pavido Parker si fa mettere al tappeto anche dalle sue studentesse? – chiede Flash Thompson, proseguendo con una ferma stretta di mano al vecchio amico.

-Flash! Non farti ingannare, questa morde peggio di Lizard. Flash, lei è Melati Kusuma. Melati, questo è Flash Thompson ed è una testa vuota.

-Mai sentito di qualcuno che si chiama Flash. Andava all’università con il Dottor Parker?

-Più o meno. Ti spiace se ti rubo questo nerd per parlare dei vecchi tempi, Melati?

-Non sono così vecchi – protesta Peter.

-Fate pure. Riguardo la sua offerta, Dottor Parker, è libero domani sera?

-Probabilmente no. Ti mando un SMS quando lo scopro; divertiti stasera.

-Ci può contare. E’ stato un piacere, mister Thompson – si congeda Melati, allontanandosi.

Non appena è sufficientemente lontana, Flash dà una gomitata a Peter.

-Ouch! Per cos’era quello?

-Com’è che hai sempre i numeri delle ragazze senza neanche provarci!?

-E’ la mia assistente, ho il suo numero per lavoro. Che cosa ci fai qui, Flash?

-Come, non posso far visita ad un vecchio compare?

-A scuola? Dai, Flash, non sono stupido.

-Okay, okay. Si tratta di Sha Shan.

Tra tutte le cose che Flash poteva dire, questa per Peter era forse la più inaspettata: non sente quel nome da parecchi anni.

-Flash, Sha Shan non frequenta più l’ESU da una vita...

-Sì, lo so. E’ la mia fisioterapista.

-Non avevo neanche idea che fosse tornata in America. Non la sento da... ecco...

-Da quando l’ho picchiata e lasciata in asso?

-L’ho vista di sfuggita qualche tempo fa [1] e non è esattamente come l’avrei detto, ma sostanzialmente sì.

-Ha un centro fisioterapico ad Harlem. E credo che si sia messa nei guai.

-Che genere di guai?

-Non lo so. Ma quando abbiamo incrociato dei delinquenti da strapazzo e le ho suggerito di chiamare la polizia era a dir poco terrorizzata dall’idea. Ho provato a chiederle perché, ma proprio non me ne vuole parlare.

-E vorresti che le parlassi io?

-A dire la verità non eri la mia prima scelta...

-Grazie tante, Flash.

-Speravo che Betty potesse scoprire qualcosa; non solo è una giornalista, ma si conoscono dai vecchi tempi. Ma considerato che quando ci siamo lasciati Sha Shan pensava che io avessi una storia con Betty...

-Non vuoi avere nella stessa stanza due ex.

-Betty non è esattamente una ex, ma la logica è quella.

-Ti capisco fin troppo bene, ci sono passato. Beh, Flash, anche se sono la seconda scelta...

-Avevo pensato a Liz, sai, nel caso fosse una cosa da discutere tra donne, ma non vorrei le ricordasse troppo quando uscivamo a quattro con Harry.

-Quindi sono la terza scelta?

-Ho provato a chiamare Mary Jane ma c’era la segreteria telefonica.

-Oh, andiamo!

-Sto scherzando, idiota – risponde Flash, mettendogli un braccio sulle spalle – Dio solo sa perché, ma sei sempre stato uno dei migliori amici di Sha Shan. E poi eri una specie di giornalista anche tu.

-Una specie, sì. Che cosa vorresti che facessi?

-Starle dietro? Non tipo stalker. Seguirla senza farti vedere, studiare cosa fa e con chi si vede, magari farle qualche fotografia in segreto.

-Sembra esattamente quello che fa uno stalker.

-Andiamo, Peter! Puoi fotografare l’Uomo Ragno senza farti beccare, non avrai problemi!

-Mi stai chiedendo di pedinare la tua ex ragazza?

-Ti sto chiedendo di pedinare la mia ex ragazza.

-E non puoi farlo tu perché...?

-Ti sembro il tipo che spia le ragazze di nascosto? Aspetta, meglio se non rispondi.

-Sai cosa penso, Flash? Non vuoi farlo tu perché confesseresti tutto quanto alla prima domanda.

-Credevo fossi il genio del gruppo, Parker, ma questa è la cosa più stupida che ti abbia sentito dire.

-Non è che sotto sotto sei ancora innamorato di Sha Shan?

-Non è che vuoi fare un altro round di pugilato? Sono fuori forma per colpa di Mysterio, ma posso ancora stenderti al tappeto con una mano legata dietro la schiena.

-Okay, okay, scoprirò di cosa è preoccupata Sha Shan. Ma per la cronaca, al liceo ho vinto io.

-Certo che hai vinto tu, che figura avrei fatto a picchiare uno sfigato come te? – risponde Flash, dando un buffetto sulla spalla a Peter prima che quest’ultimo si allontani.

“Sono proprio fuori forma: è stato come colpire un muro” pensa Flash, massaggiandosi la mano.

-♫Spider-Man, Spider-Man, does whatever a spider can- canta la suoneria del suo cellulare, prima che risponda una volta visto il numero di Mary Jane.

-MJ! No, nessun problema, so che eri impegnata. A dire la verità credo di aver già risolto. Sì, perché no, alla prima occasione ci vediamo. No, certo che non ho più quella suoneria, l’Uomo Ragno mi ha detto che detesta quella canzone visto che non ci ha fatto sopra un centesimo.

 

Poche ore dopo, ad Harlem

Sha Shan è nel proprio appartamento, completamente ignara del fatto che appeso a testa in giù sotto il cornicione del palazzo accanto l’Uomo Ragno la sta osservando dal grandangolo di una macchina fotografica.

-Spider-Stalker, Spider-Stalker, does whatever a stalker can ... no signor poliziotto, non sono un pervertito, sto solo spiando una donna perché me lo ha chiesto il suo ex ragazzo. Se sapessi prendere decisioni normali le pare che me ne andrei in giro vestito così? – commenta da solo.

Non solo perché l’Uomo Ragno ha la tendenza a non chiudere mai la bocca a prescindere dal contesto, ma perché si sta onestamente annoiando: finora tutto quello che ha scoperto di Sha Shan sono i suoi gusti in fatto di serie televisive. Ed il fatto che stia seguendo Agents of FBSA, la serie dove recita Mary Jane, gli ricorda quanto sia assurda la sua situazione.

-Non so cosa ti aspettassi, Flash. Sha Shan è una donna normale: l’unica cosa strana è che si sia interessata ad una testa vuota come te. Okay, e che suo padre era una specie di santone mistico. [2] E che il suo ex marito era un super-criminale a capo di uno strano culto. [3] Entrambe cose molto meno strane che uscire con te – continua, interrotto solo dal grido di una donna che non proviene dall’appartamento che sta tenendo sotto controllo ma dal vicolo.

Il cambio di priorità è ovviamente immediato, e l’arrampicamuri si precipita verso l’angolo da cui ha avuto origine il suono che l’ha allertato.

Come spesso succede, è un tentativo di stupro. L’Uomo Ragno ne ferma uno almeno una volta al mese, se non di più, ed è una di quelle cose che gli fa passare la voglia di fare battute per il resto della giornata. Sono in due, entrambi visibilmente minorenni, e tristemente nemmeno questo è poi così inusuale. Quello a cui l’Uomo Ragno non è abituato è trovare la donna perfettamente illesa: un’afroamericana circondata dai suoi due assalitori, immobilizzati dalla ragnatela, prima ancora che lui abbia potuto fare nulla.

“Possibile che il Ragno Nero sia arrivato prima di me?” si chiede, avvicinandosi con cautela alla donna che sembra ancora in stato di shock.

-Posso esserle d’aiuto, signora? – chiede l’Uomo Ragno, avvicinandosi con cautela mentre la donna cerca di rimettersi in sesto dopo che i suoi vestiti sono stati stracciati.

Il Senso di Ragno scatta, e nonostante gli dica che il pericolo proviene dalla donna l’istinto dell’eroe lo convince di guardarsi alle spalle. Quando capisce che il suo sesto senso aveva ragione, l’Uomo Ragno si ritrova avvolto dalla ragnatela: a tesserla è stata proprio lei, e al polso porta un lanciaragnatele.

-Va tutto bene, non ti farò del male. Dove lo hai preso? – chiede l’Uomo Ragno; in tutta risposta, la donna scappa di corsa. L’Uomo Ragno si strappa di dosso la ragnatela con relativa facilità, ed invece di inseguirla raccoglie da terra la borsetta che ha lasciato cadere.

Poi fa qualcosa a cui non è molto abituato: recupera il cellulare dalla ragno-cintura e chiama il 911.

-Polizia? Vorrei denunciare un’aggressione. Fate con calma... sembra che l’Uomo Ragno abbia già catturato i cattivi.

 

Non molto tempo dopo, nel palazzo adiacente

Sha Shan osserva dalla finestra la polizia lasciare il vicolo, dopo aver caricato sull’auto i due criminali. Una situazione abbastanza normale per New York City, una delle cose di cui non sentiva decisamente la mancanza in Vietnam.

Qualcuno bussa alla porta; considerato che non si aspettava visite a quest’ora, il suo cuore inizia a battere più forte. Specialmente quando i colpi si fanno più insistenti.

-Yo! Lo so che sei in casa, t##ia! Apri questa ca##o di porta o dico agli sbirri per chi lavori!

-Abbassa la voce – risponde Sha Shan, aprendo leggermente la posta ma lasciandola bloccata con il catenaccio quanto basta per impedire al ragazzo di entrare.

-La p##tana aveva uno di quegli aggeggi che vendete! Gliel’hai venduto tu!?

-Ti ho già detto di non venire qui. Se vuoi un’altra dose di tela, fissa un appuntamento.

-Ti fisso io un appuntamento all’obitorio se non... – continua il ragazzo, interrotto dallo squillo del suo cellulare. Sha Shan richiude la porta e lo osserva dallo spioncino.

-Cosa c’è? Chi è che rompe a... sì, sono io. Oh. E’ lei. Io non intendevo... no no, davvero, non è... ma non potete farlo! Non è giusto, io non ho... sì, è qui, gliela passo. E’ per te – dice il ragazzo, visibilmente sbiancato in volto, avvicinando il cellulare alla porta.

Sha Shan riapre la porta quel poco che basta per prendere in mano il cellulare, e quando risponde sente una voce femminile che non riconosce.

-Buonasera, sono Mary. Mi dicono che sta avendo problemi con un cliente, come posso aiutarla?

-Non è successo niente. E’ solo un po’ agitato, tutto qui.

-Mi rincresce. Ho già avvisato il suo cliente di doversi trovare un nuovo fornitore; se dovesse importunarla di nuovo, ci chiami e ce ne occuperemo noi.

-In che modo? E’ solo un ragazzino!

-Siamo il Franchise, è nostra politica occuparci del benessere dei nostri collaboratori. Per coprire i costi di protezione, il suo obiettivo di vendita settimanale sarà aumentata a mille dollari.

-Cosa? Ma non riuscirò mai a vendere mille dollari di ragnatela in una settimana!

-Mi rincresce. Desidera attivare la procedura di rescissione?

-No, io... troverò il modo di farlo – risponde Sha Shan, pentendosi già della decisione.

-Sono lieta di sentirglielo dire. Passi una felice serata – conclude la voce, riattaccando.

-Allora? Cosa ti ha detto? – chiede il ragazzo.

-Di non dirti dove trovare un altro venditore. Questa roba è pericolosa – mente Sha Shan, scagliando il cellulare contro la parete con abbastanza forza da mandarlo in mille pezzi.

 

Greenwich Village

Non è stato semplice trovare un appartamento accessibile con una sedia a rotelle che fosse alla portata di un’assistente universitaria, men che meno che le permettesse di allestire un microscopico laboratorio chimico. Ma ne è valsa la pena: Melati Kusuma può lavorare in tutta tranquillità, disturbata solo dal russare del ragazzo sdraiato sul suo letto e di cui lei ora indossa la maglietta.

“Sapevo che Parker era brillante, ma questo è un capolavoro” pensa Melati, studiando al microscopio un campione di ragnatela: è bastato versare una sola goccia dalla cartuccia di fluido di ragnatele che il Dottor Parker ha perso durante la loro avventura al Progetto P.E.G.A.S.U.S. [4] e praticamente tutto il suo set chimico è già ricoperto di tela.

“Un polimero sintetico che si espande rapidamente a contatto con l’ossigeno; è sicuramente la stessa ragnatela usata dall’Uomo Ragno. Perché Parker la fornisce a lui invece di venderla?” si domanda la ragazza, quando sente il ragazzo smetterla di russare mettersi a sedere sul letto.

-Torna a dormire, Jeff. Non sei pronto per un altro round – gli dice senza neanche voltarsi.

-Mi chiamo Jeb. Come fai ad essere in piedi prima di me? Devi aver bevuto almeno il doppio...

-Non ho più i piedi, Josh, ma ho un metabolismo veloce. Torna a dormire.

-Che stai combinando? – le chiede, avvicinandosi. Melati si volta di scatto: i suoi occhi non sono più umani e la sua pelle inizia a ricoprirsi di scaglie.

-Ho detto torna a dormire – ribadisce lei, con voce mostruosamente più profonda.

-Mai più tequila a stomaco vuoto – risponde lui, ritornando a letto.

-Ecco, bravo. Tu pensa a dormire, John... io mi occupo del misterioso Dottor Parker.

Un appartamento di Harlem

La sensazione di non aver fatto esattamente la cosa giusta non migliora quando l’Uomo Ragno entra dalla finestra nella casa di una vittima di aggressione.

Trovare l’indirizzo è stato facilissimo, avendo recuperato il portafoglio assieme alla borsetta. Capire perché la donna avesse con sé un lanciaragnatele molto meno.

Tiana Blake, il nome non mi dice niente. Sarebbe stato troppo facile se si fosse chiamata Crudelia Von Ammazzaragni. Rifletti, Peter, rifletti, dove può aver preso uno dei tuoi lanciaragnatele? Devo averne perso qualcuno in battaglia nel corso degli anni, ma mi pare che fossero tutti in pessime condizioni. E come ha avuto la ragnatela?” pensa  tra sé e sé l’arrampicamuri, frugando tra le cose della donna senza trovare nulla di sospetto. Non ci vuole molto prima che il Senso di Ragno scatti, ed ancora meno prima che qualcuno infili la chiave nella serratura.

-Sei sicura di non voler chiamare la polizia, Tiana? – chiede una voce femminile che all’Uomo Ragno suona familiare. La porta si apre, e nessuna delle due donne che entrano nell’appartamento fa caso all’eroe che sta strisciando sul soffitto verso la finestra.

E l’Uomo Ragno le riconosce entrambe: una è l’afroamericana che ha incontrato nel vicolo, e la bionda è Jesse Thompson.

“La sorella di Flash!? Cosa c’entra lei?” si chiede l’Uomo Ragno, uscendo dalla finestra un istante prima che Tiana si volti nella sua direzione.

-Li hanno già arrestati, Jesse. E poi sai che farebbero troppe domande.

-Dici alla polizia o al lavoro? Con l’Uomo Ragno coinvolto, ti chiederanno a chi hai venduto delle dosi, e chi lavora al call center non dovrebbe essere un cliente.

-Motivo in più per ridarmi la dose che ti ho venduto – dice Tiana, allungando una mano; con una certa riluttanza, Jesse le restituisce una cartuccia di fluido per ragnatele.

-Quando riavrò i cinquecento dollari che mi è costata? – chiede Jesse.

-Lo considero un pagamento anticipato per i duemila dollari del secondo lanciaragnatele.

-Duemila!? Ma il primo mi è costato soltanto mille dollari!

-Non sono io che stabilisco i prezzi. Ed è solo perché siamo amiche che non te lo faccio pagare di più, visto che ho perso tutti i soldi che avevo nella... borsetta – risponde Tiana, che solamente adesso si rende conto che la sua borsetta è sul tavolo. Si guarda attorno, compresa la finestra che dà sul vicolo e da cui l’Uomo Ragno ha ascoltato la conversazione.

-Che strano, avrei giurato che quella finestra fosse aperta un secondo fa – commenta Tiana.

 

Casa Parker

L’Uomo Ragno entra di nuovo da una finestra, ma questa volta si sente molto meno colpevole dato che è casa sua. Si toglie la maschera e prima di fare qualunque altra cosa recupera il cellulare.

-Kaine? [5] Ah, Felicia, ciao, stavo cercando... no, non è necessario. Volevo solo chiedergli se recentemente ha perso per strada un lanciaragnatele e delle cartucce di ragnatela; okay, grazie.

-Qualche problema? – gli chiede Mary Jane, appena uscita in vestaglia dalla camera da letto mentre il marito compone un altro numero di telefono.

-Ciao Ben [6], sono Peter. Scusa se interrompo la ronda... perché sento che stai volteggiando, vuoi starmi a sentire? Hai per caso perso a New York un lanciaragnatele e delle cartucce di fluido? No, ma pensavo che... Che ne so, con tutti i Ragni che girano, magari eri passato di qui. No no, nessun... no, non ti sto nascondendo... sì, l’ho già sentito. No davvero, grazie ma non serve. Sei un po’ fuori forma, per caso? Hai un po’ il fiatone. Ma che, scherzi, scommetto che ho avuto il triplo delle tue avventure negli ultimi anni. Sì, okay. Ciao.

-Allora, che sta succedendo? – chiede Mary Jane, incrociando le braccia nel segnale universale di pericolo per un marito.

-Ben ti saluta.

-Ed hai chiamato i tuoi cloni solo per dargli la buonanotte? Su, racconta.

-Okay. Credo che qualcuno abbia copiato il design dei miei lanciaragnatele e che li stia vendendo in una sorta di schema piramidale.

-Sul serio? Ma quegli affari ti costano quanto, cinquanta dollari l’uno?

-Al paio, e le cartucce di fluido mi costano pochi dollari l’una. Qualcuno le sta vendendo per centinaia di dollari ciascuna.

-Peter, lo so che sei un genio della scienza, ma a volte preferirei lo fossi della finanza.

-Mary Jane, è una cosa seria! Se qualcuno si facesse del male con la mia ragnatela, sarebbe mia...

-Peter, a quest’ora non ho le energie mentali per la parola con la R. Sei sicuro che sia la tua ragnatela, e che non sia semplicemente l’invenzione di qualcun altro?

-Dai, come se qualcun altro potesse replicare qualcosa che ho messo assieme in un pomeriggio quando andavo ancora al liceo.

-...

-Okay, potrebbe non essere la mia. Ma il mio istinto mi dice che c’è qualcosa di sinistro dietro quello che sta succedendo. Dovrò fare altre indagini: cosa ne diresti se invitassimo a cena la sorella di Flash e l’ex ragazza di Flash?

-Che dovresti invitare anche Flash.

-Devo proprio?

-Lasciami riformulare: dovresti invitare anche Flash se non vuoi dormire sul divano per un mese.

-Va bene, invitiamo anche Flash – risponde Peter alzando gli occhi al cielo.

-So che me ne pentirò, ma esattamente come sarebbe coinvolta la sorella di Flash?

-Non ne sono sicuro, ma l’ho scoperta quando mi sono intrufolato di notte a casa della sua vicina.

-Dove ti trovavi casualmente?

-No, ma la pista che seguivo spiando Sha Shan dalla finestra mi ha portato lì. Okay, detto così suona sbagliato, ma la stavo spiando perché me lo ha chiesto il suo ex ragazzo. Wow, non c’è proprio modo per raccontare come ho passato la serata ed uscirne bene, vero?

-Solo se il racconto termina con “la prossima volta prima di fare lo stalker mi chiederò se c’è un modo migliore per seguire il caso”, mister Parker.

-Gelosa, signora Parker?

-Neanche per idea.

-Ma davvero? Perché sembrava... oh, cavolo, me ne sono appena ricordato, ma domani sera non possiamo invitare Flash a cena.

-Perché? Devi seguire un altro caso?

-No, ma ho promesso alla mia giovane assistente che avremmo passato la serata da soli.

-...

-Mi toccherà dormire sul divano, vero?

-Non solo sei un genio della scienza, ma anche il più grande detective del mondo – risponde Mary Jane, arruffando i capelli del marito prima di tornare in camera da letto e chiudere la porta.

-Certi giorni non varrebbe la pena scendere dal soffitto la mattina – sospira l’Uomo Ragno.

 

 

CONTINUA

 

 

Note

 

[1] Per la precisione, una singola scena su L’Uomo Ragno MIT #36

 

[2] Come visto nella prima apparizione di Sha Shan, su Amazing Spider-Man #108 (in Italia, Uomo Ragno Corno #109 o Uomo Ragno Classic #31)

 

[3] Alias Fratello Potere, dal vero nome genuinamente vietnamita di Achmed Korba, come visto su Peter Parker, the Spectacular Spider-Man #12 (in Italia, Uomo Ragno Corno #247 o Uomo Ragno Classic #56)

 

[4] Nell’ultimo numero

 

[5] Il Ragno Nero, clone dell’Uomo Ragno, da non confondere con il Ragno Rosso

 

[6] Il Ragno Rosso, clone dell’Uomo Ragno, da non confondere con il Ragno Nero